ABITARE LA VITA, QUI ED ORA
In questo terzo ed ultimo anno del triennio associativo, siamo accompagnati dal verbo ABITARE e orientati nella proposta formativa unitaria dal brano evangelico “Lo avete fatto a me” (Cfr. Mt 25, 31-46)
DAGLI ORIENTAMENTI TRIENNALI 2017-2020
Abitare oggi, significa fare proprio l’atteggiamento della comunità cristiana così come viene descritto nella lettera a Diogneto; è incarnare quella condizione apparentemente contraddittoria di piena cittadinanza e di totale estraneità alle logiche del mondo, una condizione che diventa in sé presenza missionaria solo se è capace di contagiare con il piacere e la bellezza di credere insieme. Ecco perché l’abitare richiede l’avvio di un processo di riforma dei linguaggi dell’annuncio e così pure di quelle strutture che del dinamismo dell’evangelizzazione sono responsabili: per essere una compagnia coinvolgente e mai esclusiva, attenta al contesto senza riduzionismi e semplificazioni, misericordiosa ma non inerte alla banalità del male, in grado di rendere credibile con la vita l’amore incredibile del Vangelo. Abitare richiede infine il superamento del dualismo tra centri (i luoghi deputati alla pastorale) e periferie, per un’Azione Cattolica che sappia costruire cultura nelle carceri, negli ospedali, nelle strade, nelle fabbriche, nei quartieri, in una permanente missione “corpo a corpo”.
In compagnia della Parola “Lo avete fatto a me” (Cfr. Mt 25, 31-46)
“Raggiungete tutte le periferie e là siate Chiesa”: è il mandato che Papa Francesco ha affidato all’AC il 30 aprile 2017. È la misericordia che apre gli occhi ed il cuore per comprendere quali siano i luoghi e le condizioni di vita che attendono la “passione” missionaria di tutta l’associazione. Abitare le periferie diventa non solo l’atto volontaristico di chi, “una tantum”, vuole compiere un gesto di bontà. È la scelta di “prendere residenza” là dove il Signore si rende presente attraverso i bisogni dei poveri. È la sfida di un’AC – e di tutta la Chiesa – “in uscita”, che vuole aiutare i suoi aderenti a fare della misericordia lo stile delle relazioni, ecclesiali e sociali.
A partire dalla traccia degli orientamenti triennali e alla luce della lettera pastorale del nostro Arcivescovo “Visitare i carcerati”, siamo pronti a vivere insieme un nuovo anno pastorale e associativo. Un anno speciale per l’Azione Cattolica diocesana di Napoli, che ci vede impegnati in un nuovo cammino assembleare e nel quale celebriamo 150 anni dalla nascita della nostra bella e grande storia associativa, quella storia di impegno e passione che vogliamo continuare a custodire, generare ed abitare. In questo tempo che ci apre a nuove scelte e nuove responsabilità, desideriamo poter raccontare a tutti la gioia e la bellezza di far parte dell’AC, esperienza significativa di vita, famiglia accogliente e luogo in cui vivere e far crescere la nostra vocazione laicale di uomini e donne a servizio delle nostre città e delle nostre comunità, abitando soprattutto i luoghi della fragilità umana che più hanno bisogno di incontrare la misericordia di Dio. Il cammino pastorale di quest’anno scandito dalla sesta opera di misericordia “Visitare i carcerati”, ci invita a conoscere e riconoscere il carcere come luogo di annuncio missionario, perché anche chi ha commesso errori, chi porta nel cuore una ferita, chi non ha potuto incontrare la strada del “bene” nella propria vita, possa sentirsi accolto, ascoltato, sostenuto, incoraggiato, e fare esperienza della vera libertà che è quella dell’amore.
…Vogliamo essere tutti insieme una comunità che annuncia, celebra e testimonia il Vangelo della Carità; una comunità che rende tangibile la Misericordia di Dio, in maniera non episodica, ma organica e sistematica, facendoci testimoni dell’amore di Dio che trasforma l’uomo e dà sostanza alla vita…
…Gesù rivela i criteri di validità delle nostre scelte in poche concrete parole: fame, sete, nudità, infermità, carcere (Mt 25). Nel testo più decisivo per la nostra salvezza non c’è alcun riferimento a pratiche rituali ma solo alla solidarietà. “Lo avete fatto a me” diventerà allora il canto ininterrotto che risuonerà in cielo e sulla terra per sempre…
…La Chiesa esperta in umanità è capace di raccogliere nel suo stesso grembo i delinquenti e le loro vittime e sa farsi prossima a tutti per cambiare i cuori con il Vangelo della Misericordia. E’ necessario che anche chi ha subito un torto e porta nel cuore una ferita inconsolabile trovi sul suo cammino chi è capace di comprenderlo, sostenerlo, accompagnarlo…
…Il Vangelo ci narra di un Dio che, di fronte alle ripetute cadute dell’uomo, più che condannare, è intento a guarire dal male, a donare con la sua grazia la possibilità di un nuovo inizio, di una vita nuova. La funzione della comunità cristiana è di promuovere itinerari di recupero affiancandosi al colpevole e infondendogli fiducia…
…Il carcere può diventare una scuola di libertà nella misura in cui aiuta a prendere consapevolezza delle proprie schiavitù…
…Il peso del fallimento può diventare sopportabile e addirittura può rappresentare un inizio di rinascita se viene offerta una via di riscatto, una possibilità di rialzarsi e guardare avanti mediante percorsi di misericordia e di guarigione…
…La Chiesa di Napoli anche quest’anno sente l’esigenza di vivere questa dimensione della carità, in particolare verso i crocifissi della vita. Ciò rappresenta la più autentica testimonianza al Vangelo e allo stesso tempo sprigiona una notevole forza evangelizzatrice e missionaria.
[Card. Crescenzio Sepe, Visitare i Carcerati]
Da questi passaggi della lettera pastorale emerge chiaro e forte il grido di bisogno della vera umanità, quella fragile e del dolore, che noi siamo chiamati a conoscere e a guardare per prendercene cura, e ad accompagnare, discernere e integrare per rigenerare vita buona e bella. Come Azione Cattolica vogliamo continuare a portare luce e speranza, abitando questo tempo nell’impegno educativo, nella ricerca di nuove forme e modalità di evangelizzazione, nell’attenzione e interesse per il bene comune. Tutto questo mai da soli, ma sempre insieme al nostro Vescovo, ai nostri amici sacerdoti e assistenti, a tutti i nostri fratelli, insieme, nell’esercizio della corresponsabilità e del discernimento comunitario, insieme, nella consapevolezza che l’evangelizzazione del mondo non è un compito riservato a pochi, ma è una missione affidata ad un popolo.
Buon cammino
Il Consiglio Diocesano